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      E di queste abbondiamo anzi più de' latini, e forse anche dei greci stessi, e credo certo anche de' francesi e degli spagnuoli.) V. il Monti, Proposta alla voce Nonuso, e se vuoi p.2078. 2. anche ai composti di più parole la lingua massimamente italiana, sarebbe dispostissima, come già si può vedere in alcuni ch'ella usa comunemente (valentuomo, passatempo, tuttavolta, capomorto, capogatto, tagliaborse, beccafico, falegname, granciporro, e molti e molti altri); v. p.1076. e Monti, Proposta ec. v. guardamacchie ed anche la lingua francese (emportepièce, gobemouche, fainéant coi derivati ec.) 3. non manchiamo neppure di avverbi atti a servire alla composizione. 4. la nostra lingua benchè non si pieghi e non ami in questo genere la novità, ha però non poco in questo genere, come i composti colla preposizione in, tra, fra, oltra, [762]sopra, su, sotto, contra, anzi ec. ec. e Dante fra gli altri antichi aveva introdotto subito nel quasi creare la nostra lingua, la facoltà, il coraggio, ed anche l'ardire de' composti, de' quali egli abbonda (come indiare, intuare, immiare, disguardare ec. ec.) massime con preposizioni avverbi, e particelle. E così gli altri antichi nostri. Ma a noi pure è avvenuto, come ai latini, che questa onnipotente facoltà, propria della primitiva natura della nostra lingua, (sebbene allora pure in minor grado che, non solo della greca, ma anche della latina) s'è lasciata malamente e sfortunatamente perdere quasi del tutto, ancorchè si conservino buona parte di quelli che si sono trovati in uso, e si adoprino come recentissimi, attestando continuamente la primiera facoltà e natura della nostra lingua; ma de' veramente nuovi e recenti non si gradiscono.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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