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      Si vede dunque che la natura coll'impedire l'estensione di una lingua uniforme, ne ha voluto anche impedire il perfezionamento, anzi anche la semplice maturità o giovanezza. Da ciò segue che la lingua destinata dalla natura primitivamente e sostanzialmente agli uomini, era una lingua di ristrettissime facoltà, e quindi di ristrettissima influenza. Dunque segue che essendo la lingua l'istrumento principale della società, la società destinata agli uomini dalla natura, era una società di pochissima influenza, una società lassa, e non capace di corromperli, una società poco maggiore di quella ch'esiste fra i bruti, come ho detto in altri pensieri.
      IV. Colla debolezza della lingua destinataci, la natura avea provveduto alla conservazione del nostro stato primitivo, non solo in ordine alla generazione contemporanea, [939]ma anche alle passate e future. Mediante una lingua impotente, è impotente la tradizione; e le esperienze, cognizioni ec. degli antenati arrivano ai successori, oscurissime incertissime debolissime e più ristrette assai di quelle ristrettissime che con una tal lingua e una tal società avrebbero potuto acquistare i loro antenati; cioè quasi nulle. Perchè i bruti non avendo lingua, non hanno tradizione, cioè comunicazione di generazioni, perciò il bruto d'oggidì è freschissimo e naturalissimo come il primo della sua specie uscito dalle mani del Creatore. Tali dunque saremmo noi appresso a poco, con una lingua limitatissima nelle sue facoltà. Il fatto lo conferma. Tutti i popoli che non hanno una lingua perfetta, sono proporzionatamente lontani dall'incivilimento.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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