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      (9. Maggio 1821.)
     
      Alla p.1021. Così che la presente corruzione della lingua italiana e parlata e scritta, aggiunge un nuovo e fortissimo ostacolo alla sua universalità. Giacchè gli stranieri non conoscono, si può dire, altra letteratura nè lingua italiana scritta, se non l'antica, non passando [1025]e non meritando di passare le Alpi i nostri libri moderni, e non avendo noi propriamente letteratura (non dico scienze) moderna, e neppur lingua moderna stabilita, formata, riconosciuta e propria. D'altra parte non conoscono nè possono conoscere altra lingua italiana parlata, se non quella che oggi si parla, tanto diversa dall'antica e parlata e scritta, e dalla buona e vera e propria favella italiana. Lo stesso appresso a poco si può dire dello spagnuolo.
      (9. Maggio 1821.)
     
      La cognizione stessa che i greci di qualunque tempo, ebbero de' padri e teologi latini ec. soli scrittori latini ch'essi conoscessero, non fu (se non forse ne' più barbari secoli di mezzo) paragonabile a quella che ebbero i latini dei padri, ed autori ecclesiastici greci, massime nei primi secoli del cristianesimo, e negli ultimi anni dell'impero greco (Andrès, loc. cit. da me p.1023. t.3. p.55.), quando la dimostrarono principalmente in occasione del concilio di Firenze. (ivi).
      (9. Maggio 1821.)
     
      Sebben l'uomo desidera sempre un piacere infinito, egli desidera però un piacer materiale e sensibile, quantunque quella infinità, o indefinizione ci faccia velo per credere che si tratti di qualche cosa spirituale. Quello spirituale che noi concepiamo confusamente nei nostri desiderii, o nelle nostre sensazioni [1026]più vaghe, indefinite, vaste, sublimi, non è altro, si può dire, che l'infinità, o l'indefinito del materiale.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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