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      Tutte le lingue non formate sono libere per indole, e per fatto. Tutte le lingue nella loro formazione primitiva, sono parimente libere, qual più qual meno, e per indole e per fatto. La quale libertà vengono poi perdendo appoco appoco secondo le circostanze della loro formazione. Tutte ne perdono alquanto (e giustamente) coll'essere ridotte a forma stabile, ma qual più qual meno, e ciò dipende dal carattere sì dei tempi come delle nazioni e degli scrittori che le formano.
      Parlando dunque delle lingue dopo che sono perfettamente formate, io trovo rispetto alla libertà, tre generi di lingue. Altre libere per natura e per fatto, come l'inglese. Altre libere per natura, ma non in fatto, come si vuole oggi ridurre la nostra lingua da' pedanti, non per altro se non perchè i pedanti non possono mai conoscere fuorchè la superficie delle cose, e susseguentemente non hanno mai conosciuto nè conosceranno l'indole della lingua italiana. Una [1049]tal lingua, malgrado la libertà primitiva e propria della sua formazione, e del suo carattere formato, è soggetta niente meno a corrompersi, non usando nel fatto, di questa libertà, secondo il genio proprio suo; ed a perdere la prima e nativa libertà, per usurparne poi necessariamente una spuria ed impropria ed aliena dal suo carattere, come oggi ci accade. E già nel 500. si era cominciata a dimenticare da alcuni (come dal Castelvetro ec.) questa qualità della nostra lingua, dico la libertà, cosa veramente accaduta a quasi tutte le lingue, e spesso ne' loro migliori secoli, appena vi s'è cominciata a introdurre, la sterile e nuda arte gramaticale, in luogo del gusto, del tatto, del giudizio, del sentimento naturale e dell'orecchio ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Castelvetro