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      V. p.1087. fine. Di questo genere sono quelli che noi chiamiamo inconvenienti accidentali nell'immenso e complicatissimo sistema della natura, e nella sua lunghissima durata. Che sebben questi non ci paiano sempre minimi, bisogna considerarli in proporzione della detta immensitą, e complicazione, e della gran durata del tempo.
      Per iscusarne da una parte la natura, e dall'altra parte, per conoscere se sieno veramente accidentali e contrari al sistema e non derivati da esso, basta vedere se si oppongono all'andamento prescritto e ordinato primitivamente dalla natura alle cose, e se ella vi ha opposti tutti gli ostacoli compatibili, che spesso possono riuscire insufficienti come nella macchina la meglio immaginata e lavorata. Quando noi dunque nella infelicitą dell'uomo troviamo una opposizione diretta col sistema primitivo, e scopriamo che la natura vi aveva opposti infiniti e studiatissimi ostacoli, e che ci č bisognato far somma forza alla natura, all'ordine primitivo ec. e lunghissima serie di secoli per ridurci a questa infelicitą; allora essa infelicitą per grande, e universale, e durevole, ed anche irrimediabile ch'ella sia, non si puņ considerare [1081]come inerente al sistema, nč come naturale. Nč dobbiamo lambiccarci il cervello per metterla in concordia col sistema delle cose (il che č impossibile), nč immaginare un sistema sopra questi inconvenienti, un sistema fondato sopra gli accidenti, un sistema che abbia per base e forma le alterazioni accidentalmente fatteci, un sistema diretto a considerare come necessarie e primitive, delle cose accidentali e contrarie all'ordine primordiale: ma dobbiamo riconoscere formalmente l'opposizione che ha la nostra infelicitą col sistema della natura; e la differenza che corre fra esso, fra gli effetti suoi, e gli effetti della sua alterazione e depravazione parziale e accidentale.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913