Pagina (920/1913)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ecco come bisogna discorrere.
      Ho detto che intendeva per verbi radicali, fra le altre cose, quelli non composti e non derivati da nomi. Ma voleva dire da nomi noti, e da nomi non primitivi, perchè tutti i metafisici moderni s'accordano, che tutte le lingue son cominciate e derivano da' nomi, e il vocabolario primitivo di tutti i popoli, fu sempre una semplice nomenclatura (Sulzer). È dunque indubitato che anche quei verbi latini che paiono radicali, derivano da nomi sconosciuti, giacchè le radici d'ogni lingua furono i nomi soli, e volendo esprimere azioni, [1129]non s'inventarono certo nuove radici, che non sarebbero state intese (giacchè gran tempo dovè passare prima che si pensasse a formare i verbi, e la lingua, cioè la nomenclatura era già stabilita); ma si derivarono dalle radici esistenti, cioè da' nomi. Ora vedendo che i verbi latini che chiamiamo radicali, ossia che non hanno veruna derivazione nota, nè composizione ec. hanno una sola sillaba radicale, si conchiude che le loro radici vere, che certo furono nomi, tutte furono monosillabe, e che il primitivo linguaggio latino, la fonte di tutta la lingua latina, fu tutto monosillabo. Osserviamo per esempio i verbi pacare, regere, vocare, ducere, lucere, necare. Questi cadono tutti, e perfettamente sotto le osservazioni che ho stabilite: hanno una sola sillaba e 3. sole lettere radicali, 3. sillabe all'infinito ec. E tuttavia non gli possiamo chiamare radicali perchè resta notizia de' nomi da cui sono formati, e son tutti monosillabi: pax, rex, vox, dux, lux, nex.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Sulzer