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      Ma essi credono che corrisponda alla pronunzia. V. p.1659. Lo scrittore che scrive [1285]traslatando nella carta le parole che la mente gli suggerisce, scrive sotto la sua propria dettatura. Quanto dunque dovè tardare prima di perfezionarsi nel rappresentare con segni ciascun suono che concepiva! E gl'infiniti errori prodotti dalla necessaria imperizia de' primi scrittori, dovettero perpetuarsi in gran parte nelle scritture, e confondere e guastare non poche parole, le loro forme, i loro significati, ec. (E ricordiamoci che le lingue antiche ci sono pervenute per mezzo della sola scrittura.) Lascio il noto costume antico di scrivere tutte le parole a distesa senza nè intervalli nè distinzioni, punteggiature (di cui l'Ebraico manca quasi affatto) ec. il che ognun vede quante confusioni e sbagli dovesse produrre. Così dite degli altri inconvenienti della paleografia, gli effetti de' quali nelle lingue colte ec. furono maggiori che non si pensa. Lo vediamo anche nei Codici scritti in tempi dove l'arte della scrittura era già di gran lunga completa. Vediamo dico quanti errori, quante sviste perpetuate in un'opera ec. dove suda la critica, e molte volte non arriva a correggerle, e molte altre neppur se n'accorge ec. ec. V. p.1318. Da tutte le quali cose apparisce che le lingue primitive dalla sola applicazione alla semplice scrittura, senza ancor punto di letteratura, dovettero inevitabilmente ricevere una somma alterazione e sfigurazione, e travisamento.
      Incorporiamo queste osservazioni coi fatti.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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