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      E quando anche il principe fosse (che oramai non è possibile) il padre e il benefattore del suo popolo, quando anche fosse amato dalla nazione com'era Enrico 4 fra' principi sovrani, o Sully fra' ministri ec.; la festa di un uomo vivo e potente, non essendo nè potendo mai essere scema d'invidia, non è festa nazionale, perchè questa richiede che tutta la nazione sia pienamente d'accordo sul soggetto della festa, e le passioni individuali siano tutte morte intorno ad esso, e il giudizio sia puro, libero, e conforme spontaneamente in tutta la nazione. E quando pur ciò si avverasse (ch'è impossibile) intorno ad un principe vivente, non è mai festa nazionale quella ch'è, se non altro, sospetta di adulazione a quegli stessi che la celebrano. Questo solo sospetto, inseparabile dagli onori resi a un potente vivo, spegne qualunque sentimento magnanimo, è incompatibile coll'entusiasmo, e con [1441]quel senso di libertà che forma la più necessaria parte di una festa nazionale, la quale deve racchiudere l'idea di premio conceduto alla virtù, al merito, ai beneficj, ma conceduto spontaneamente e gratuitamente, cioè per pura gratitudine, ammirazione, amore, senza sperar nulla da colui al quale si concede. Non sono utili, sì per le dette ragioni, le quali affogano, anzi vietano affatto l'entusiasmo, e tutta la vita che da tali istituzioni si raccoglie; sì perchè l'esempio de' regnanti o de' potenti, non è imitabile, e quindi inutile alla moltitudine. E la disuguaglianza e la distanza delle condizioni fra l'onorato, e chi l'onora, toglie ancora quell'affezione, quell'inclinazione, quella specie di amicizia, che nelle antiche feste nazionali legava il popolo co' suoi passati Eroi, ed era capace di eccitare generosamente gli animi.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Enrico Sully Eroi