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      (8. Agos. 1821.)
     
      Il formare il nostro Dio degli attributi che a noi paiono buoni, benchè non lo sieno che relativamente, è un'opinione meno assurda, ma della stessa natura, andamento, origine, di quella che attribuiva agli Dei figura e qualità e natura quasi del tutto umana; di quella che, come dice Senofane presso Clemente Alessandrino, se il cavallo o il bue sapesse dipingere, gli farebbe dipingere e immaginare i suoi Dei in forma e natura di cavalli o di buoi. V. il mio Discorso sui romantici dove si cita questo passo con altre osservazioni. Anzi la nostra opinione è un raffinamento, un perfezionamento, di questa quanto assurda, tanto naturale (v. il cit. discorso) opinione [1470]antica; raffinamento prodotto da quello spirito metafisico che produsse il Cristianesimo, o da quello che presso gli antichi Orientali (la cui storia rimonta tanto più indietro delle nostre) produsse il sistema di un solo Dio, seguito dagli Ebrei, e da questi comunicato ai Gentili d'epoca e civiltà più moderna, quando il secolo fu adattato a fare che tal dottrina fosse ricevuta, e divenisse universalmente popolare. Ho detto che questa è meno assurda, ma intendo, quanto al nostro modo di ragionare, e all'ordinario sistema delle nostre concezioni, perchè assolutamente parlando, ella è altrettanto assurda, o piuttosto falsa, giacchè l'assurdo si misura dalla dissonanza col nostro modo di ragionare. Del resto la nostra opinione intorno a un Dio composto degli attributi che l'uomo giudica buoni, è una vera continuazione dell'antico sistema che lo componeva degli attributi umani. ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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