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      Così ha fatto per tutte le altre cose, il cui bene non sempre si accorda con quello dell'uomo.
      Ma poichè l'uomo, mediante ciò che si chiama perfezionamento, e io chiamo corruzione, s'è posto in relazione con tutto il mondo, s'è proccurata un'infinità di bisogni ec. ec. ha dovuto con infinite difficoltà ridurre tutte le cose a uno stato idoneo al suo servizio; e le stesse cose che la natura avea destinate al suo uso, non essendo più buone a servirlo nel suo nuovo stato, ha dovuto, parte abbandonarle, parte ridurle a una condizione diversissima ed anche opposta alla naturale. [1560]Che vuol dir questo? non che la natura è imperfetta, ma che l'uomo non è qual doveva. Se l'arte è necessaria alla natura rispetto all'uomo, e non un'arte, dirò così, naturale, come n'adoprano proporzionatamente anche i bruti, ma un'arte difficilissima, infinita, complicatissima, lontanissima dalla natura; ciò non vuol dire che la natura per se stessa abbisogna dell'arte, ma che l'uomo è ridotto in tale stato che non gli basta più la natura di gran lunga; e ciò prova che questo stato non gli conviene. L'uomo alterandosi, ha trovato la natura imperfetta per lui. Ciò vuol dire ch'egli non s'è dunque perfezionato, ma corrotto; ciò vuol dire che egli non corrisponde più al sistema delle cose, e per conseguenza ch'egli è in uno stato vizioso. L'imperfezione dell'uomo, che non ha niente d'assurdo, perchè vien da lui, noi l'ascriviamo alla natura, il che è assurdissimo in sì perfetta maestra, e poi in quella che è la sola norma e ragione del perchè una cosa sia perfetta o no; giacchè fuor di lei, e della sua libera disposizione, non esiste altra ragione di perfezione o [1561]imperfezione.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913