Pagina (1287/1913)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Fuori di questo, e tolto questo, non resta alcun'altra ragione per credere assolutamente buona, cattiva, insomma vera qualsivoglia cosa. Ma veduto che le nostre idee non dipendono da altro che dal modo in cui le cose realmente sono, che non hanno alcuna ragione indipendente nè fuori di esso, e quindi potevano esser tutt'altre, e contrarie; ch'elle derivano in tutto e per tutto dalle nostre sensazioni, dalle assuefazioni ec.; che i nostri giudizi non hanno quindi verun fondamento universale ed eterno e immutabile ec. per essenza; è forza che, riconoscendo tutto per relativo, e relativamente vero, rinunziamo a quell'immenso numero di opinioni che si fondano sulla falsa, benchè naturale, idea dell'assoluto, la quale, come ho detto, non ha più ragione [1618]alcuna possibile, da che non è innata, nè indipendente dalle cose quali elle sono, e dall'esistenza.
      (3. Sett. 1821.)
     
      La distruzione delle idee innate distrugge altresì l'idea della perfettibilità dell'uomo. Pare tutto l'opposto, perchè se tutte le sue idee sono acquisite, dunque egli è meno debitore e dipendente della natura, e quindi si può e deve perfezionar da se. Ma anche le idee degli animali sono acquisite, nè essi sono perfettibili. Distrutta colle idee innate l'idea della perfezione assoluta, e sostituitale la relativa, cioè quello stato ch'è perfettamente conforme alla natura di ciascun genere di esseri, si viene a rinunziare alle pazze idee d'incremento di perfezione, di acquisto di nuove buone qualità (che non sono più buone per se stesse come si credevano), di perfezionamento modellato sopra le false idee del bene e del male assoluto ed assolutamente maggiore o minore; e si conclude che l'uomo è perfetto qual egli è in natura, appena le sue facoltà hanno conseguito quel tanto sviluppo che la natura gli ha primitivamente e decretato, e indicato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913