Pagina (1326/1913)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non par possibile all'uomo che una sventura non meritata gli debba nuocere presso i suoi simili, nell'opinione, nell'affetto, ec. ma egli tien per fermissimo tutto l'opposto; e s'egli è inesperto non si guarda di nascondere agli altri (potendo) la sua disgrazia; anzi talvolta cerca di manifestarla: laddove la principale arte di vivere consiste ordinariamente nel non confessar mai di esser [1675]disgraziato, o di avere alcuno svantaggio rispetto agli altri ec.
      Parimente l'uomo inesperto (ed anche lo sperimentato, nella ebbrezza della gioia) sopravvenuto da qualche fortuna, ed acquistato qualche vantaggio, crede fermamente che tutti, e massime gli amici e i conoscenti debbano rallegrarsene di tutto cuore, e neppur sospetta che ne l'abbiano a odiare, ch'egli sia per perderne l'amicizia di questo o di quello, che gli stessi amici più cari, debbano o tentar mille vie di spogliarlo del suo nuovo vantaggio, screditarlo ec. o almeno desiderar di farlo, proccurar di scemare presso lui, presso loro stessi, e presso gli altri l'idea e il pregio della sua nuova fortuna ec. Tutto ciò, accadendo, come inevitabilmente accade, gli riesce maraviglioso.
      (11. Sett. 1821.)
     
      Scire nostrum est reminisci dicono i Platonici. Male nel loro intendimento, cioè che l'anima non faccia che ricordarsi di [1676]ciò che seppe innanzi di unirsi al corpo. Benissimo però può applicarsi al nostro sistema, e di Locke. Perchè infatti l'uomo, (e l'animale) niente sapendo per natura ec. tanto sa, quanto si ricorda, cioè quanto ha imparato mediante le esperienze de' sensi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Platonici Locke