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      (29. Sett. dì di S. Michele. 1821.)
     
      Alla p.1127. marg. Gli spagnuoli moderni sostituiscono l'h anche al v, onde dicono hueco (vòto), che anticamente dovette dirsi vueco da vacuus.
      (29. Sett. 1821.)
     
      Una parola o frase difficilmente è elegante se non si apparta in qualche modo dall'uso volgare. Intendo che difficilmente le converrà l'attributo di elegante, non già ch'ella debba perciò essere inelegante, e che una [1807]scrittura elegante, si debba comporre di sole voci e frasi segregate dal volgo. Le parole antiche (non anticate) sogliono riuscire eleganti, perchè tanto rimote dall'uso quotidiano, quanto basta perchè abbiano quello straordinario e peregrino che non pregiudica nè alla chiarezza, nè alla disinvoltura, e convenienza loro colle parole e frasi moderne.
      Quindi è che infinite parole e frasi che oggi sono eleganti, non lo furono anticamente, perchè non ancora rimosse o diradate nell'uso; giacchè tutto ciò ch'è antico fu moderno, e tutte le parole o frasi proprie di una lingua, furono un tempo volgari e quotidiane.
      Quindi si argomenti quanto sia giovevole all'eleganza dello scrivere italiano (del quale è veramente e assolutamente propria l'eleganza più che di qualunque altra lingua moderna) il non aver la nostra lingua rinunziato mai al suo antico fondo, in quanto le può ancora convenire.
      [1808]Da queste ragioni deriva in parte un effetto che si osserva in tutti i primitivi scrittori di qualsivoglia lingua. Essi non sono mai eleganti, bensì ordinariamente familiari. La familiarità essendo anch'essa bellissima, si confonde molte volte coll'eleganza, e può considerarsi come una delle sue specie (massime quando la stessa familiarità cagiona il pellegrino nella scrittura, per non esser solita a venirvi applicata). Ma io qui non intendo parlare di quella eleganza di cui il Caro in verso e in prosa può essere un modello, bensì di quella di cui saranno eterni modelli a tutte le nazioni e le lingue, Virgilio e Cicerone.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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