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      Nondimeno i primi scrittori furono talvolta forzati di attingere anche dalle lingue forestiere, come fecero i nostri, ma [1812]poco felicemente, dal provenzale, e come con eguale e maggiore infelicità hanno fatto e fanno altri scrittori primitivi in quasi tutte le lingue; i russi dal francese; gli svedesi prima dal latino (che oltre l'esser morto, è anche forestiere per loro), e poi, come oggi, dal francese ec. ec.
      5 Che la lingua italiana, sebbene mirabilmente ricca, dovette essa pure soggiacere primitivamente a questi bisogni, giacchè la ricchezza vera e contante di una lingua non è mai anteriore alla sua piena formazione, cioè completa applicazione alla letteratura. E la nostra lingua ancora fu per lungo tempo, cioè sino a tutto il 500. almeno, considerata prima da tutti, poi da molti come incapace dell'eleganza, della perfetta nobiltà ec. e quindi posposta lunghissimamente al latino nell'uso dello scrivere più importante, ancorchè già formata, e stupendamente arricchita ed ornata ec. V. i diversi miei pensieri in tal proposito.
      Tutto ciò dimostra che la lingua francese, la quale ha dalla sua prima formazione rinunziato alle sue ricchezze antiche, [1813]e a tutto ciò che fosse rimoto dall'uso volgare, e segue a rinunziarvi tutto giorno, onde oggi non possiede neppur quello che possedevano gli scrittori del primo tempo dell'Accademia, e del secolo di Luigi 14. deve necessariamente esser poco suscettibile di eleganza, e soprattutto priva di lingua poetica, non avendo quasi parola, frase, forma che non sia necessaria all'uso quotidiano del discorso, o della scrittura in prosa, o che non abbia luogo frequentemente in detto uso; e quindi non potendo assolutamente elevarsi al disopra del parlar comune.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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