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      Questa è tutta la differenza innata o sviluppata de' talenti umani, [1822]sì rispetto a se stessi, che rispetto alle altre specie di animali. ec. Differenza di disposizioni, non mica di facoltà. Differenza, mancanza, scarsezza, inferiorità, o superiorità che nessun principe e nessuna circostanza (se non fisica) può toglier di mezzo; laddove il contrario accade in ordine alle facoltà. Queste nascono dalle circostanze, queste dipendono affatto da' principi, dall'educazione ec. laddove le disposizioni non ne dipendono.
      (1. Ott. 1821.)
     
      Quanto una lingua è più ricca e vasta, tanto ha bisogno dimeno parole per esprimersi, e viceversa quanto è più ristretta, tanto più le conviene largheggiare in parole per comporre un'espressione perfetta. Non si dà proprietà di parole e modi senza ricchezza e vastità di lingua, e non si dà brevità di espressione senza proprietà. Quindi la lingua francese che certo non può gloriarsi di vastità (altrimenti non sarebbe universale), si gloria indarno di brevità; quasi che la brevità de' periodi fosse lo stesso che la brevità dell'espressione, o che slegatura [1823]e brevità fossero una cosa. V. il Sallustio di Dureau Delamalle. t.1. p. CXIV.
      (1. Ott. 1821.)
     
      L'uomo tende sempre a' suoi simili (così ogni animale), e non può interessarsi che per essi, per la stessa ragione per cui tende a se stesso, ed ama se stesso più che qualunque de' suoi simili. Non vi vuole che un intero snaturamento prodotto dalla filosofia, per far che l'uomo inclini agli animali, alle piante ec. e perchè i poeti (massime stranieri) de' nostri giorni pretendano d'interessarci per una bestia, un fiore, un sasso, un ente ideale, un'allegoria.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Sallustio Dureau Delamalle