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      Anzi la lingua greca, dopo che fu analizzata, e ridotta a regole, dopo le circoscrizioni, le dispute, gli scrupoli de' gramatici, divenne forse meno atta alla filosofia, come ad ogni altra cosa, perchè meno libera, e meno capace (secondo il parere e il desiderio de' pedanti) di novità. Altrettanto nè più nè meno si può dire della lingua italiana. La libertà è la prima condizione di una lingua sì filosofica, che qualunque. I francesi l'hanno quanto alle parole. Ma ridotta ad arte, ogni lingua perde la sua libertà e fecondità. Allora ella varia quanto alle forme che riceve, secondo che alla sua formazione presiede la ragione o la natura ec. Primitivamente l'indole di tutte le lingue è appresso a poco la stessa, almeno dentro una stessa categoria di climi e caratteri nazionali.
      (7. Ott. 1821.)
     
      Si può dir che l'effetto della filosofia non è il distruggere le illusioni (la natura è invincibile) ma il trasmutarle di generali in individuali. Vale a dire che ciascuno si fa delle illusioni per se; cioè crede [1864]che quelle tali speranze ec. siano vane generalmente, ma spera sempre per se, o in quel tal caso di cui si tratta, un'eccezione favorevole. Le illusioni così non sono meno generali, comuni, ed uguali in tutti, benchè ciascuno le restringa a se solo. Al sistema di creder belle e buone le cose umane, sottentra quello di credere o sperar tali le proprie, e quelle che in qualunque modo vi appartengono (come di creder buone le persone che vi circondano ec. ec.). L'effetto presso a poco è lo stesso.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913