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      Del resto accade nella musica come negli oggetti visibili. La luce e il suono ricreano e dilettano per natura. Ma il diletto dell'una e dell'altro non è nè grande nè durevole, se non sono applicati, questo all'armonia, quella, non solo ai colori (che i colori son come i tuoni, e di poco durevole diletto, sebben più durevole di quello della luce semplice o del bianco), ma agli oggetti [1936]visibili o naturali o artefatti, come nella pittura, che applica, distribuisce ed ordina al miglior effetto i tuoni della luce, come l'armonia quelli del suono. I colori non hanno che fare coll'armonia, ma hanno un altro modo di dilettare. I tuoni del suono non hanno se non l'armonia, a cui possano essere dilettevolmente applicati.
      (17. Ott. 1821.)
     
      Tutto può degenerare e degenera, fuorchè le parole e le lingue astrattamente considerate. Quella parola mutata di significazione e di forma in modo che appena o non più si ravvisi la sua origine e la sua qualità primitiva, non è men buona (in tutta l'estensione del termine) di quella ch'era nel suo primissimo nascere. Così una lingua. Non v'è dunque propriamente nè degenerazione nè corruzione per le parole o per le lingue. E ciò che s'intende per corruzione di esse non è altro che allontanamento dal loro stato e forma primitiva, o da quello che presero quando furono [1937]stabilite e formate. Altrimenti le lingue e le voci non si corromperebbero mai. Purità di lingua non può dunque essere, e non è altro che uniformità colla sua indole primitiva.
      (17. Ott.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913