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      Chi vorrà credere che la scrittura latina avesse questo immenso difetto di corrispondenza colla pronunzia, ch'è solamente proprio delle dette lingue moderne, per le circostanze che altrove ho accennate, e che è naturalmente ignoto ad ogni scrittura ben ordinata?
      Quanto alla vera ed antica pronunzia dei segni isolati nell'alfabeto latino ce n'istruiscono espressamente qua e là gli scrittori latini, e ci dimostrano ch'essa non era certo inglese nè tedesca ec. Gli stessi dittonghi [1969]latini, la cui pronunzia non risponde oggi al valor di quei segni nell'alfabeto latino, si pronunziavano anticamente com'erano scritti, cioè ae si pronunziava, come insegna la santacroce, a ed e non e, e non come au o ai si pronunziano in francese o ed e, in luogo che il loro alfabeto vorrebbe a ed u, a ed i.
      (22. Ott. 1821.)
     
      La lingua ebraica non è solamente povera riguardo a noi, per la scarsezza di scritture che abbiamo in quella lingua, ma è povera quanto a se stessa, povera nelle stesse scritture che abbiamo, e in proporzione della stessa loro scarsezza, nella qual proporzione potrebb'essere assai più ricca, anzi potrebb'essere in quella proporzione tanto ricca quanto le più ricche del mondo. Male pertanto si riferisce la sua povertà alla detta cagione, facendone una povertà relativa a noi soli. Le vere cagioni le dico altrove. Bensì è vero che l'essere stata poco scritta ne' suoi buoni tempi, n'è la principale, ma non relativa, cagione.
      (22. Ott. 1821.)
     
      [1970]La minuziosità della punteggiatura usata da' francesi, corrisponde, ed è analoga, conseguente e conveniente all'indole delle loro parole, costruzioni ec. e di tutta la loro lingua, e scrittura.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913