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      Credo verisimile che esso volgare in luogo del futuro indicativo, usasse il futuro congiuntivo, la cui caratteristica è sempre la r nel latino che noi conosciamo. Così p.e. il futuro congiuntivo legero, corrisponde appuntino all'italiano leggerò, e ne viene ad esser la fonte. [1972]Ed infatti osservo che sebbene regolarmente la r sia del tutto esclusa dalla desinenza del futuro indicativo nel latino scritto, nondimeno ella è caratteristica come presso noi in parecchi verbi latini anomali o difettivi ec. il cui futuro indicativo ha appunto la desinenza, che ha il futuro soggiuntivo negli altri verbi. Per esempio, ero, potero ec. ec. odero, meminero ec. odierò, potrò ec. Ora i verbi (o nomi) anomali o difettivi ec. sogliono essere i più antichi in ciascuna lingua, e certo indizio dell'antico costume, e delle proprietà di essa, siccome d'altronde il volgare di ciascuna lingua è il maggior conservatore delle sue antiche proprietà.
      Intendo sempre parlare delle congiugazioni attive, non delle passive che le nostre lingue non hanno. Sicchè se la r è caratteristica del passivo futuro indicativo latino, ciò non fa punto al caso nostro, oltre ch'ella occupa quivi un altro luogo, cioè chiude la desinenza della prima persona, laddove ne' nostri futuri precede [1973]l'ultima vocale nella stessa persona.
      (22. Ott. 1821.)
     
      Io credo possibile il tradurre le opere moderne o filosofiche o di qualunque argomento, in buon greco (massime le italiane o spagnuole o simili), come son certo che non si potrebbero mai tradurre in buon latino.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913