Pagina (1528/1913)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      [2002]Giacchè la lingua non può non esser quello che è la nazione che la parla.
      Dalle dette ragioni però seguita che lo stato, i costumi, lo spirito della nazione francese, deve rapidissimamente e senza interruzione e universalmente venirsi cambiando, ed esser soggetto a molto maggiori e più spessi (anzi continui) cambiamenti, che non sono le altre nazioni. E tanto più quanto più s'avanzerà, e quanto più corre il tempo, giacchè la velocità dello spirito umano, menoma ne' suoi principii, e poco diversa dallo stato di quiete, si accresce in proporzione degli spazi e de' suoi stessi progressi ec. come la gravità accelerata.
      Lo stesso dunque deve infallibilmente accadere alla lingua francese. Essa dovrà essere istabilissima, cambiare spessissimo non solo nelle parti, ma nell'indole, perchè ciò che oggi è moderno diverrà presto antico per la nazione francese, siccome già per lei [2003]non è più moderno ciò che fu al tempo di Luigi 14. quando la sua presente lingua fu stabilita. La sua lingua avrà sempre bisogno di nuove riforme somiglianti a quella d'allora. Essa è dunque fra tutte le moderne e antiche, la più suscettibile, anzi soggetta inevitabilmente alla corruzione, e alla più pronta corruzione, perchè lo spirito e i costumi e le opinioni di coloro che la parlano, sono le più soggette a mutazioni, ed alle mutazioni e rinnovazioni le più frequenti. Nè avranno i francesi come porre argine alla corruzione della lingua loro, ricorrendo allo studio degli antichi, perchè non potranno mai scrivere come gli antichi, ma solo ed appunto come i moderni; e non potranno imitare in nessuna cosa i passati, essi che per esser sempre uniformi tra loro, come l'estrema società gli sforza, non [2004]potranno imitar mai, e non imitano se non i presenti; consistendo il sommo e necessario pregio di un francese nell'essere perfettamente simile a questi in ogni cosa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Giacchè Luigi