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      Torno a dire che la precisione moderna ch'è estrema, e che in tali scritti e generi è di prima necessità, e che oggi si ricerca sopra tutte le qualità ec. è assolutamente di sua natura incompatibile colla eleganza: ed infatti il nostro secolo che è quello della precisione, non è certo quello della eleganza in nessun genere. Bensì ell'è compatibilissima colla purità, come si può vedere in Galileo, che dovunque è preciso e matematico quivi non è mai elegante, ma sempre purissimo italiano. Perocchè la nostra lingua, come qualunque altra è incapace di uno stile [2014]che abbia due qualità ripugnanti e contrarie essenzialmente, ma è capacissima dello stile preciso, non meno che dell'elegante, a somiglianza della greca, e al contrario della francese, ch'essendo capacissima di precisione è incapace di eleganza (quella che noi, i latini i greci intendevano per eleganza), e della latina, capacissima di eleganza e incapace di precisione, e però corrotta appena fu applicata alle sottigliezze teologiche, scolastiche ec. (fra le quali fu allevata per lo contrario la nostra, e crebbe la greca) ed anche a quelle della filosofia greca, dopo Cicerone; e quindi affatto inadattabile alle cose moderne, ed alle traduzioni di cose moderne.
      (30. Ott. 1821.)
     
      La mancanza di libertà alla lingua latina, venne certo o dall'esser ella stata perfettamente applicata ne' suoi buoni tempi a pochi generi di scrittura, ad altri imperfettamente e poco e da pochi, ad altri punto; [2015]o dall'esser ella, come lingua formata, la più moderna delle antiche, ed essere stata la sua formazione contemporanea ai maggiori incrementi dell'arte che si vedessero tra gli antichi ec. ec.; o dall'aver ella avuto in Cicerone uno scrittore e un formatore troppo vasto per se, troppo poco per lei, troppo eminente sopra gli altri, alla cui lingua chi si restrinse, perdette la libertà della lingua, chi ricusollo, perdette la purità, ed avendo riconquistata la libertà colla violenza, degenerolla in anarchia.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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