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      ). V. la p.2211. fine. E quello che dico della lingua greca, dico di ciascun'altra [2215]per la sua parte, massime di quelle ad essa più analoghe; lo dico dell'italiana, massime in ordine alla facoltà immaginativa, e concettiva del bello, del nobile, del grazioso ec. la qual facoltà da nessuna moderna lingua può tanto essere aiutata come dall'italiana, avendola ben conosciuta e familiare, o materna o no ch'ella ci sia.
      (3. Dic. dì di S. Franc. Saverio. 1821.)
     
      Virtù presso i latini era sinonimo di valore, fortezza d'animo, e anche s'applicava in senso di forza alle cose non umane, o inanimate, come virtus Bacchi, cioè del vino, virtus virium, ferri, herbarum. V. onninamente il Forcellini. Anche noi diciamo virtù per potenza, virtù del fuoco, dell'acqua, de' medicamenti ec. V. la Crusca. Virtù insomma presso i latini non era propriamente altro che fortitudo, applicata particolarmente all'uomo, da vir. E anche dopo il grand'uso [2216]di questa parola presso i latini, tardò ella molto a poter essere applicata alle virtù non forti non vive per gli effetti e la natura loro, alla pazienza (quella che oggi costuma), alla mansuetudine, alla compassione ec. Qualità che gli scrittori latini cristiani chiamarono virtutes, non si potrebbero nemmeno oggi chiamar così volendo scrivere in buon latino, benchè virtù elle si chiamino nelle sue lingue figlie, e con nomi equivalenti nelle altre moderne. Di ????? (da ????) v. i Lessici, e gli etimografi: sebbene la sua etimologia, perchè parola più antica, o più anticamente frequentata dagli scrittori, sia più scura.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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