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      Amaverunt, amaverat ec. si diceva spessissimo [2321]amarunt, amarat ec. Donde venne questa contrazione usualissima? Le contrazioni non nascono già, e molto meno diventano comunissime (più spesso troverete amarunt che amaverunt ec.) senza una ragione di pronunzia. Anticamente si disse amaerunt, amaerat trisillabe, senza però che l'ae si pronunziasse e, ma sciolto. Poi coll'aspirazione eufonica, per fuggire l'iato si disse ec. Indi ama ƒerunt. Ma il volgo continuò a considerarli come trissillabi; e perciò saltando facilmente una lettera, e conservando la parola trisillaba, disse amarunt, amarat ec. E non fece caso dell'aspirazione (ossia del v) non più di quello che in nil per nihil ec. V. disopra. Che il volgo solesse pronunziare così contratto piuttosto che sciolto lo dimostra il nostro amarono, amaron, aimèrent. (E quanto ad amarat vedi la p.2221. fine-segg.) Quest'uso essendo comune a tutte tre le lingue figlie, dimostra un'origine comune cioè il volgare latino. E viceversa le dette considerazioni provano che detto uso moderno, è di antichissima origine, e proprio (forse esclusivamente dell'altro) del volgare latino, com'era pur [2322]proprio della scrittura, e lo fu, sino ab antico, per sempre.
      Gli stessi motivi mi fanno credere che p. es. trovando noi nelle tre lingue figlie amammo, amamos, aimâmes, si debba concludere che il volgo latino diceva parimente amamus contratto per amavimus, come abbiamo veduto ch'egli diceva amai (che gli spagn. e i franc. dicono aimai, emè mutato l'ai in e); e come pur diceva amasti, amastis per amavisti ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913