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      E la stessa varietā si trova intorno ai medesimi tempi nelle 3. lingue figlie, varietā o relativa alla lingua latina, o ad esse stesse fra loro, o a ciascuna di esse in se stessa. Varietā derivata certo dal volgare latino, come si vede per gli addotti esempi.
      (14. Gen. 1822.)
     
      Alla p.2249. principio. Qua, que o quae, [2351]qui, quo, quu, sono sempre monosillabi in latino, (seppur talvolta, ma per licenza, non per regola, non dividono il quü), eppure essi sono bivocali, e non contati fra' dittonghi. Gua gue ec. ora sono dissillabi come in ambiguus a um, irriguus, exiguus ec. ora monosillabi, come in anguis, sanguis ec. Che ragion v'č perchč ora dissillabi, ora no? Per natura dunque essi non sono nč l'uno nč l'altro, ma la sola pronunzia decide. Dicono che l'u spesso si considera come consonante. V. il Forcell. in U. Che si consideri va bene, ma non lo č in natura, e gua ec. e altri simili bivocali, hanno effettivamente due suoni vocali, e tuttavia si pronunziano monosillabi, nč sono contati fra' dittonghi. Qua ec. gua ec. č sempre monosillabo in italiano, e neppur la licenza poetica li puō dividere in 2. sillabe. Cosė in ispagnuolo.
      (14. Gen. 1822.). V. p.2359. fine.
     
      Alla p.2330. Nella lingua sascrita (di immensa antichitā) troviamo parole, forme, declinazioni, coniugazioni ec. o similissime, o al tutto uguali alle corrispondenti latine, massime se si abbia riguardo, come [2352]va fatto, alle sole lettere radicali. E notate che gran parte di questi nomi o verbi sono di prima necessitā (come il verbo essere, la parola uomo, padre, madre ec.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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