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      Dunque ecco anche un'altra prova che la lingua latina fosse più tenace della sua remotissima antichità che la greca, dove questa voce ec. era uscita d'uso al tempo [2372]già di Senofonte.
      E perchè non resti dubbio che il nostro gana sia tutt'una radice col greco ?????, se non bastasse l'identità delle lettere radicali, e la quasi identità del significato, osserveremo che ??????????? significa insulto. La preposizione ??? in composizione spessissimo risponde alla latina in (come appunto insilire, o insultare nel senso di saltar sopra, risponde ad ?????????). Ora il nostro ingannare, (spagn. engañar) se derivi da ingenium (v. il Dufresne in ingenium 1.) o da gannare non voglio ora asserirlo. Certo è che gannare (onde gannum ec. che v. nel Dufresne), voce conosciuta solamente nella barbara latinità, significò irridere ec. Ed osservare che appunto illudere illusione ec. che significa primitivamente lo stesso, passò poi, specialmente presso i francesi, a significare assolutamente inganno, errore ec. V. il Forcell. e il Gloss. Gannare vien dunque da gana, e ne viene come ???????????? da ?????, e con lo stesso significato. (Non so se ganar gagner ec. possano aver niente a fare col proposito. V. il Gloss. ec.).
      Ecco dunque queste due parole, l'una latino-barbara, cioè gannare, l'altra vivente e popolare italiana [2373]e spagnuola, d'ambe le quali, non solo non si sarebbe creduto che fossero antiche, e de' più buoni tempi, ma si sarebbe penato a congetturare l'etimologia; dimostrate non solo non moderne, non solo non derivate da' tempi barbari, ma identiche con una radice antichissima che si trova nell'antichissimo greco, che nel greco de' buoni secoli era già fatta antiquata, che non potè passare nel latino, donde solo potè venir sino a noi e al nostro volgo, se non da quando nacque il latino da una stessa origine col greco, e che perduta nel latino scritto, si è conservata perennemente nel volgare, in modo che oggi la nostra plebe usa familiarmente una radice ch'era già poetica, e però già divisa dal volgo, sino dal tempo del più antico scrittore profano che si conosca, cioè di Omero.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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