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      Tanta è la tenacità del volgo, e tanto sono antiche tante cose e parole che si credono moderne, perciò appunto che l'eccesso della loro antichità nasconde affatto la loro origine, e l'uso che anticamente se ne fece. E quindi potete argomentare [2374]quante voci frasi ec. latino-barbare, o italiane, francesi o spagnuole, della cui origine non si sa nulla, e si credono moderne o di bassa età, perchè solo ne' moderni o ne' bassi tempi e monumenti si trovano, si debbano stimare appartenenti all'antichissima fonte de' nostri volgari e del latino-barbaro, cioè all'antico latino, e quindi al latino volgare ch'è il solo mezzo per cui i nostri volgari comunicano colla detta antichissima fonte: e ciò quantunque in ordine a esse parole e frasi non si possa dimostrare, appunto a causa della troppo loro antichità, che conservandole ne' volgari o greci o latini, le bandì dalle scritture. Come vediamo fra noi molte antichissime parole italiane vivere nella plebe di questa o quella parte d'Italia, e non esser più ricevute nelle scritture.
      (31. Gen. 1822.)
     
      Alla p.2328. fine. (Così l'Alamanni, Coltivaz. lib.6. v.416-7. O se l'ingorde folaghe intra loro Sopra il secco sentier VAGANDO STANNO.). Ed è ben ragione perocchè il verbo essere è di sua natura in tutte le lingue applicabile a qualsivoglia [2375]cosa, qualità, azione ec. Ora il verbo stare è sostanzialmente e originariamente continuativo di essere (in latino in italiano in ispagnuolo), e partecipa della di lui natura, e viene al caso ogni volta che s'ha da significare continuazione o durata di qualunque cosa è. Osservate i latini, osservate Virgilio e vedrete che laddove essi congiungono il verbo stare co' nomi addiettivi, o co' participii d'altri verbi, esso verbo non tanto significa stare in piedi, ec. quanto continuazione o durata di ciò ch'è significato da' detti nomi o participii.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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