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      Quindi se lingua bella è lingua ardita e libera, ella è parimente lingua non esatta, e non obbligata [2418]alle regole dialettiche delle frasi, delle forme, e generalmente del discorso. Osservate tutte le lingue chiamate belle, antiche e moderne, greca, latina, italiana, spagnuola: in tutte troverete non altra bellezza propriamente che ardire, e questo ardire non posto in altro che nelle cose sopraddette. Osservate anche gli scrittori chiamati belli ed eleganti in ciascuna di tali lingue, e paragonateli con quelli che non lo sono. Osservate per se, ciascuna frase, forma ec. chiamata bella ed elegante, e paragonatela ec. Non v'è lingua bella che non sia lingua poetica, cioè non solo capace, anzi posseditrice d'una lingua distintamente poetica (come l'hanno tutte le suddette, e come non l'ha la francese), ma poetiche, generalmente parlando, eziandio nella prosa, benchè senza affettazione; vale a dir poetiche in quanto lingue, e non quanto allo stile, come sono sconciamente, e discordantissimamente poetiche tutte le prose francesi. Or lingua poetica, è lingua non matematica, [2419]anzi contraria per indole allo spirito matematico. (La sascrita, riputata bellissima fra le orientali, è notatamente arditissima e poeticissima.)
      Quelli pertanto che essendo gelosissimi della purità e conservazione della lingua italiana, si scontorcono, come dice il Bartoli (Torto ec. c.11.), ad ogni maniera di dire che non sia stampata sulla forma della grammatica universale, non sanno che cosa sia nè la natura della lingua italiana che presumono di proteggere, nè quella di tutte le lingue possibili.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Bartoli Torto