Pagina (1790/1913)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Anzi queste persone non sono ordinariamente chiamate se non con questi nomi, o chiamandole pel nome loro fuor della loro presenza, è ben raro che non vi si ponga quel tale aggiunto. Chiamandole o udendole chiamar così, pare agli uomini d'esser superiori a questi tali, godono dell'immagine del loro difetto, sentono e si ammoniscono in certo modo della propria superiorità, l'amor proprio n'è lusingato e se ne compiace. Aggiungete l'odio eterno e naturale dell'uomo verso l'uomo che si pasce [2442]e si diletta di questi titoli ignominiosi, anche verso gli amici o gl'indifferenti. E da queste ragioni naturali nasce che l'uomo difettoso com'è detto di sopra, muta quasi il suo nome in quello del suo difetto, e gli altri che così lo chiamano intendono e mirano indistintamente nel fondo del cuor loro a levarlo dal numero de' loro simili, o a metterlo al di sotto della loro specie: tendenza propria (e quanto alla società, prima e somma) d'ogn'individuo sociale. Io mi sono trovato a vedere uno di persona difettosa, uomo del volgo, trattenersi e giocare con gente della sua condizione, e questa non chiamarlo mai con altro nome che del suo difetto, tanto che il suo proprio nome non l'ho mai potuto sentire. E s'io ho veruna cognizione del cuore umano, mi si dee credere com'io comprendeva chiaramente che ciascuno di loro, ogni volta che chiamava quell'uomo disprezzatamente con quel nome, provava una gioia interna, e una compiacenza maligna della propria superiorità sopra quella creatura sua simile, e non tanto dell'esser libero da quel difetto, quanto del vederlo e poterlo deridere e rimproverare in quella creatura, essendone libero esso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913