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      Ma impinguata poi la lingua sì con questo mezzo, sì coll'arricchirla d'infinite parole latine, che per noi, come ho detto, vengono ad esser tante radici, si dimenticò l'uso della derivazione e composizione, come suol pure accadere alle altre lingue per cagioni simili; p.e. alla lingua latina accadde quando ella s'impinguò strabocchevolmente di parole greche, le quali per lei divenivan tante radicali, e così cresciuto di moltissimo il numero delle sue radici, dimenticò o scemò l'uso di comporre o derivare nuove parole dalle già esistenti, per li nuovi bisogni, come [2447]ho significato di proposito altrove.
      Nè perciò la lingua latina ne divenne più potente che fosse prima: nè la lingua italiana similmente. Le radici, per quante vogliano essere, son sempre poche al bisogno, essendo infinite le idee, e la memoria e le facoltà degli uomini essendo limitatissime, e però incapaci di ritener precisamente tante parole quante sono le idee, e le parti e diversità loro; se queste parole sono affatto diverse e dissimili e indipendenti l'una dall'altra, come avverrebbe se tutte fossero radicali. E quindi l'uomo è incapace di possedere e di usare una lingua che abbia nel tempo stesso tante parole quante mai sono le cose da esprimersi, e che sia tutta composta di radici sole. La composizione e derivazione sono il mezzo più semplice e vero, riducendo infinite parole sotto pochi elementi, come ho spiegato altrove paragonando questo mezzo alla scrittura nostra, e una lingua tutta composta di radici alla scrittura Cinese.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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