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      (15. Giugno 1822.)
     
      Molto ragionevolmente s'ammira la ritirata dei diecimila greci, eseguita per lunghissimo tratto d'un immenso paese nemico, e impegnato invano ad impedirla; dal core del [2480]regno, a' suoi ultimi confini. ec. Or che si dovrā dire di una non ritirata, ma conquista di un regno anch'esso immenso, qual era quello del Messico, eseguita non da diecimila, ma da mille, o poco pių spagnuoli, e in tanta maggior lontananza dal loro paese, e questa, di mare, ec. ec.? Quanto pių corre il tempo, tanto pių cresce la differenza ch'č tra uomini e uomini, e la superioritā degl'inciviliti sui barbari. Non erano cosė differenti i Persiani dai greci, benchč differentissimi, nč cosė inferiori, benchč sommamente inferiori, quanto i Messicani (benchč non privi nč di leggi, nč di ordini cittadineschi e sociali, nč di regolato governo, nč anche di scienza politica e militare ridotta a certi principii) per rispetto degli spagnuoli. E principalmente nelle armi, i Persiani e i greci non differivano gran cosa, laddove gli spagnuoli dai Messicani moltissimo. E cosė rispettivamente nella Tattica.
      (16. Giugno. Domenica. 1822.)
     
      [2481]N. N. diceva che gli ossequi ec. e i servigi interessati rade volte conseguiscono l'intento loro, perchč gli uomini sono facili a ricevere e difficili a rendere. (tutti ricevono volentieri, e rendono mal volentieri e poco.) Ma eccettuava da questo numero quelli che i giovani prestano talvolta alle vecchie ricche o potenti. E soggiungeva che non v'ha lusinghe, ossequi o servigi meglio collocati di questi, nč che pių facilmente e pių spesso ottengano il loro fine.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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