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      E dico innata, perchè l'amor proprio, ch'è innato, non può star senza di [2583]lei.
      (25. Luglio, dì di S. Giacomo maggiore 1822.)
     
      Adesso chi nasce grande, nasce infelice. Non così anticamente, quando il mondo abbondava e di pascolo (cioè di spettacolo e trattenimento), e di esercizio, e di fini, e di premi all'anime grandi. Anzi a quei tempi era fortuna il nascer grande come oggi il nascer nobile e ricco. Perocchè siccome nella monarchia quelli che nascono di grande e ricca famiglia, ricevono le dignità, gli onori, le cariche dalla mano dell'ostetrice (per servirmi di un'espressione di Frontone ad Ver. l.2. ep.4. p.121.), così nè più nè meno accadeva anticamente ai grandi e magnanimi e valorosi ingegni. I quali nelle circostanze, nell'attività e nell'immensa vita di quei tempi, non potevano mancare di svilupparsi, coltivarsi e formarsi; e sviluppati, formati e coltivati non potevano mancar di prevalere e primeggiare; come oggidì possono esser certi di tutto il contrario. [2584]Lascio che quanto gli animi erano più grandi, tanto meglio erano disposti a godere della vita, la quale in quei tempi non mancava, e di tanto maggior vita erano capaci, e quindi di tanto maggior godimento; e perciò ancora era da riputarsi a vera fortuna e privilegio della natura il nascer grand'uomo, e s'aveva a considerare come un effettivo e realizzabilissimo mezzo di felicità: all'opposto di quello che oggi interviene.
      (26. Luglio, dì di S. Anna. 1822.)
     
      Nelle parole si chiudono e quasi si legano le idee, come negli anelli le gemme, anzi s'incarnano come l'anima nel corpo, facendo seco loro come una persona, in modo che le idee sono inseparabili dalle parole, e divise non sono più quelle, sfuggono all'intelletto e alla concezione, e non si ravvisano, come accadrebbe all'animo nostro disgiunto dal corpo.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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