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      Imperciocchè questo appunto è quello che noi facciamo, senz'avvedercene: rapportiamo ciascun suono elementare al corrispondente carattere dell'alfabeto, e per questo mezzo ne concepiamo chiaramente e determinatamente l'idea distinta e separata, sempre che ci occorre, e la richiamiamo e riprendiamo a piacer nostro. Così facciamo dell'altre idee rispetto alle parole.
      Ed è notabile che in questo secondo caso, noi rapportiamo l'oggetto della nostra idea alla parola che lo significa, o pronunziata o scritta. Gli uomini avvezzi alla lettura, sogliono per lo più rapportarsi al vocabolo scritto, e concepir tutt'insieme l'idea di ciascuna cosa, del vocabolo che lo significa, e della forma materiale in ch'egli si scrive. V. p.3008. Ma gl'illetterati e i fanciulli si rapportano semplicemente al vocabolo pronunziato, e ciò basta a concepire l'idea determinata e chiara di qualsivoglia cosa il cui vocabolo si conosca, e di qualsivoglia vocabolo il cui significato ben s'intenda. Perocchè ciascun vocabolo anche [2954]semplicemente considerato nella sua profferenza, nella qual solamente possono considerarlo gl'illetterati, ha tanto corpo, e per così dire persona, e tanta consistenza, che basta a ferire i sensi, e quindi essere ritenuto nella memoria, e distinto col pensiero dagli altri vocaboli.
      Il che non accade circa i suoni della voce. Perocchè esso suono è il vocabolo di se medesimo; e quindi l'idea del suono e del vocabolo che lo significa essendo una cosa stessa, e non potendosi l'uno riferire all'altro, la mente non è in verun modo aiutata dal linguaggio a concepire determinatamente e ritenere e richiamare a suo talento le idee d'essi suoni distinte l'una dall'altra.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555