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      Vale a dire non credo che alcuno abbia mai avuto e ritenuto, abbia e ritenga la chiara, determinata e distinta idea di ciascun suono, senza poterlo riferire al rispettivo carattere dell'alfabeto, ma rapportandolo solamente al suo vocabolo, o non rapportandolo a cosa alcuna, ma considerandolo col pensiero solamente in se stesso, e tenendolo semplicemente per se stesso. Non lo credo, dico, di alcuno, e neppur degli antichi, i quali tengo per fermo che nell'imporre i nomi che imposero ai suoni, avessero tutt'altro intento e motivo38 che quello di aiutar con essi nomi il pensiero, e di far ch'essi suoni si potessero insegnare separatamente dall'alfabeto scritto, ed esser saputi, conosciuti distintamente e costantemente ritenuti da quelli che non conoscessero i caratteri nè potessero in niun modo leggere. Certo i fanciulli [2957]oggidì non prima imparano a distinguere i suoni del proprio lor favellare che ad intendere i caratteri che li significano, nè la distinta cognizione e idea di quelli è nelle menti loro per alcun tempo scompagnata dalla cognizione e dalla idea di questi.
      Per le quali ragioni io dissi di sopra (p.2953.) che noi colla nostra mente rapportiamo sempre ciascun suono elementare della favella al corrispondente carattere dell'alfabeto, quante volte concepiamo nella mente nostra la distinta idea di qualsivoglia dei detti suoni; e non dissi al nome o vocabolo de' medesimi.
      Con queste considerazioni fra l'altre, e per questa via, si può facilmente comprendere e sentire che l'invenzione dell'alfabeto fu, si può dire, così difficile, ed è così maravigliosa come fu ed è l'invenzione della lingua.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555