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      Ma la lingua greca era ancor viva, benchè la pronunzia fosse cambiata, e agli scrittori non era nè facile il dimenticare e astergersi dagli orecchi il suono quotidiano e corrente della loro propria favella, nè volendo ancora seguire (come molti vollero) strettamente e imitare esattamente gli antichi, era loro possibile negare affatto ai loro periodi un numero che fosse sentito dall'universale de' greci a quel tempo. Poichè questi periodi avevano pure ad esser letti e pronunziati da nazionali che quantunque non pronunziassero come una volta, intendevano però e parlavano tuttavia quella lingua, come [3026]materna. Onde non era quasi possibile dare nelle scritture alla lingua, ch'era pur nazionale e volgare, un ritmo al tutto, si può dir, forestiero, e ignoto a tutti, fino allo stesso scrittore; ch'è quanto dire non darle in somma alcun ritmo, (24. Luglio. 1823.) cioè niun ritmo che alla nazione a cui si scriveva, nè pure allo stesso scrittore, riuscisse tale.
      (24. Luglio 1823.)
     
      Occulto as, da occulo-occultus. Notisi che occultus a um, adoprandosi sempre o quasi sempre aggettivamente, (siccome fra noi occulto ec.), se noi non conoscessimo il verbo occulo, lo terremmo certo per un aggettivo proprio e radicale, e non per un participio. Quindi si può far ragione quanto verisimilmente io dubiti e talora sostenga che altri tali aggettivi i quali hanno tutta l'estrinseca sembianza di participii, ancorchè non usati mai come participii, e benchè non si conosca verbo a cui spettino, tuttavolta non sieno originariamente altro che participii di verbi o perduti o non conosciuti per loro radice.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555