Pagina (298/1555)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      E tanto più quanto questo Eroe era un guerriero, e i suoi pregi eroici il coraggio e valor dell'animo, e l'impresa una guerra. Perocchè se ne' tempi moderni eziandio, poca o nulla è la gloria del vinto, e la lode di quella guerra [3101]che non è terminata dalla vittoria, molto più si deve stimare che così fosse appo gli antichi. Fra' quali effettivamente l'esser vinto si teneva per ignominia, e il vincere in qualsivoglia modo era gloria, non si considerando allora gran fatto altra giustizia che quella dell'armi, altro diritto che della forza. Oltre che volendo Omero nel suo poema (siccome poi vollero gli altri epici) adombrar quasi un modello o un tipo di uomo superiore al generale e maraviglioso, e scegliendo per tale effetto un guerriero, come poteva egli farlo superiore agli altri uomini e singolarmente mirabile per le virtù proprie della sua professione, s'ei non l'avesse fatto vittorioso? anzi tale che niuno gli potesse resistere? Come poteva egli fare che questo Eroe fosse vinto, cioè superato dagli altri in quelle virtù e qualità per le quali egli intendeva di mostrarlo a tutti superiore e fra tutti unico, affine di produrre la maraviglia, ed eseguire [3102]quel tipo di compiuto guerriero ch'ei si proponeva? Non è della guerra come d'altre molte imprese che possono venir fallite e mancare del loro intento a cagione di ostacoli insuperabili all'uomo e di forze superiori alle umane. Ma la guerra è dell'uomo coll'uomo, e quindi è forza il far vincitore colui che si vuol far superiore agli altri uomini e singolare nella sua specie per le virtù guerriere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





Eroe Omero Eroe