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      Io credo che tutti sieno per rispondere che niuna di queste cose intenderemmo; che volendole congetturare, andremmo le mille miglia lontani dal vero, o sarebbe a scommetter millioni contro uno che di nulla mai, neanche facendo un milione di congetture, ci apporremmo; finalmente ch'egli sarebbe cosa probabilissima, ch'esaminato e conosciuto quel corpo morto, in questa conoscenza ci fermassimo, e neppur ci venisse in sospetto ch'ei fosse mai stato altro, nč fosse mai stato destinato ad esser altro che quel che noi lo vedremmo, e tale qual noi lo vedremmo, nč della sua passata vita nč dell'uom vivo, ci sorgerebbe in capo la pił menoma conghiettura.
      [3241]Applicando questa similitudine al mio proposito dico che scoprire ed intendere qual sia la natura viva, quale il modo, quali le cagioni e gli effetti, quali gli andamenti e i processi, quale il fine o i fini, le intenzioni, i destini della vita della natura o delle cose, quale la vera destinazione del loro essere, quale insomma lo spirito della natura, colla semplice conoscenza, per dir cosģ, del suo corpo, e coll'analisi esatta, minuziosa, materiale delle sue parti anche morali, non si puņ, dico, con questi soli mezzi, scoprire nč intendere, nč felicemente o anche pur probabilmente congetturare. Si puņ con certezza affermare che la natura, e vogliamo dire l'universitą delle cose, č composta, conformata e ordinata ad un effetto poetico, o vogliamo dire disposta e destinatamente ordinata a produrre un effetto poetico generale; ed altri ancora particolari; relativamente al tutto, o a questa o quella parte.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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