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      Laonde non sarà da disprezzarsi il testimonio che da' participii regolari italiani o spagnuoli si volesse trarre a provare che anche la lingua latina avesse i participii analoghi a questi (benchè a noi sconosciuti), e da cui questi sieno derivati. P.e. dall'ital. veduto io potrò non vanamente dedurre il latino viditus che sarebbe appunto il regolarissimo latino, siccome quello è il regolarissimo italiano. Massime che siccome in latino visus anomalo, così trovasi ancora in italiano e in ispagnuolo l'anomalo visto, in cui queste lingue lasciano la loro analogia per seguire, non già l'analogia, ma l'anomalia della lingua latina. Veggasi la p.3032. segg. e in particolare la p.3033. marg. Similmente si può discorrere della lingua francese. E generalmente, osservando, si vedrà che quanto ai participi passivi, quello ch'è o sarebbe regolare nelle lingue figlie (salve le solite e regolari modificazioni cioè delle desinenze, dell'i vólto in u nell'italiano, come a pag.3075. e altre tali) è o sarebbe altresì regolare nel latino.
      (5. Sett. 1823.)
     
      [3364]Il subito passaggio dal grave, serio, lento, malinconico, passionato, raccolto e, come si dice, dall'adagio (s'io non m'inganno) all'allegro, all'accelerato, al dissipato, all' étourdi ec. ec. tanto usitato nella nostra musica, anzi proprio di quasi tutte le nostre arie ec., non solo non ha fondamento alcuno nella natura, ma anzi è generalmente contrarissimo alla natura, nella quale niente v'ha di subitaneo, e molto manco il passaggio da' contrarii ne' contrarii.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555