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      Vedi la Rep. d'Aristot. ediz. del Vettori, Firenze Giunti 1586. libro 1. p.7.31.32. libro 3. p.257. e le note del Vettori ai rispettivi luoghi. E Plutarco t.2. p.329. B. ec. (12. Settembre 1823.). Opinione rinnovatasi presso gli spagnuoli ec. quanto agli americani indigeni, ai negri ec. ec.
     
      Alla p.3404. Quanto nel cit. pensiero ho detto dello stile di Floro, si può, e meglio, applicare a quello di Platone, riputato, sì quanto allo stile e a' concetti, sì quanto alla dizione,112 esser [3421]quasi un poema (v. Fabric. B. G. in Plat. §.2. edit. vet. vol.2. p.5.); e nondimeno sommo e perfetto esempio di bellissima prosa, elegantissima bensì e soavissima (non meno che gravissima: suavitate et gravitate princeps Plato: Cic. in Oratore), amenissima ec., ma pur verissima prosa, e tale che la meno poetica delle moderne prose francesi (e mi contento di parlare delle sole riconosciute per buone), è molto più poetica di quella di Platone che tra le greche classiche è di tutte la più poetica. Non altrimenti che molto più poetiche della prosa platonica sono assaissime prose sacre e profane de' posteriori sofisti e de' padri greci ec. la cui moltitudine avanza forse e senza forse quella che ci rimane delle prose classiche antiche. Ma per vero dire, nè quelle son prose, nè le moderne francesi lo sono, ma sofistumi l'une e l'altre, quelle in ogni cosa, queste in quanto allo stile.
      (12. Sett. 1823.)
     
      Che i miracoli della musica, la sua natural forza sui nostri affetti, il piacere ch'ella [3422]naturalmente ci reca, la sua virtù di svegliar l'entusiasmo e l'immaginazione, ec. consista e sia propria principalmente del suono o della voce, in quanto suono o voce grata, e dell'armonia de' suoni e delle voci, in quanto mescolanza di suoni e voci naturalmente grata agli orecchi; e non già della melodia; e che conseguentemente il principale della musica e la considerazione de' suoi effetti non appartenga alla teoria del bello proprio, più di quello che v'appartenga la considerazione degli odori, sapori, colori assoluti ec., perocchè il diletto della musica, quanto alla principale e più essenziale sua parte, non risulta dalla convenienza; veggasi in questo, che non v'ha così misera melodia che perfettamente eseguita da un istrumento o da una voce gratissima non diletti assaissimo; nè v'ha per lo contrario così bella melodia ch'eseguita p.e. con bacchette su d'una tavola, o su di più tavole che rispondano a' diversi tuoni, o in qualsivoglia istrumento o voce ingratissima o niente grata, rechi quasi diletto alcuno, e ciò quando anche ella sia eseguita perfettamente rispetto a [3423]se stessa.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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