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      Perchč? perchč quest'opinione, desiderio, speranza, non č capriccio ma natura, nč si estirpa dall'animo, come le opinioni o passioni accidentali, nč val tenerezza e pieghevolezza e docilitate d'etā nč d'indole a render queste cose estirpabili. Altrimenti sarebbe estirpabile la natura stessa, la quale ha provvveduto di speranza alla fanciullezza e alla gioventų, e agguagliato colla speranza il desiderio di quelle etā.
      (15. Sett. 1823.)
     
      Altrove ho rassomigliato il piacere che reca la lettura di Anacreonte (ed č nel principio di questi pensieri)117 a quello d'un'aura odorifera ec. Aggiungo che siccome questa sensazione lascia gran desiderio e scontentezza, e si vorrebbe richiamarla e non si puō; cosė la lettura di Anacreonte; la quale lascia desiderosissimi, ma rinnovando la lettura, come per perfezionare il piacere (ch'egli par veramente bisognoso d'esser perfezionato, anche pių che ispirar desiderio d'esser continuato), niun piacere si prova, anzi non si vede [3442]nč che cosa l'abbia prodotto da principio, nč che ragion ve ne possa essere, nč in che cosa esso sia consistito; e pių si cerca, pių s'esamina, pių s'approfonda, men si trova e si scopre, anzi si perde di vista non pur la causa, ma la qualitā stessa del piacer provato, chč volendo rimembrarlo, la memoria si confonde; e in somma pensando e cercando, sempre pių si diviene incapaci di provar piacere alcuno di quelle odi, e risentirne quell'effetto che se n'č sentito; ed esse sempre pių divengono quasi stoppa e s'inaridiscono e istecchiscono fra le mani che le tastano e palpano per ispecularle.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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