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      Un coraggio perfettamente corrispondente a quella idea che fin qui s'è descritta, com'è il solo che possa chiamarsi perfetto, anzi vero; così anche, senza fallo, è rarissimo, e forse in verità non se ne trova nè trovò mai nessun esempio reale fra gli uomini, che fosse con tutte le debite circostanze ec. da noi supposte ec. Onde si rileva che il vero coraggio tra gli uomini (e gli altri animali non ne sono capaci) o non esiste, come però si crede, o è di grandissima lunga più raro che non è creduto.
      Quando poi si tratti di pericolo dove l'uomo ha qualcosa a fare per ischivarlo, per impedirlo, o per mandarlo a vuoto, per tornarlo in bene, come il nocchiero e i marinai nella tempesta, il capitano e i soldati nella battaglia; allora la indifferenza esteriore e l'operar non altrimenti che se il pericolo non fosse, non è debito del coraggio, anzi all'opposto; ma è bensì debito del coraggio la perfettissima calma interiore, la quale lasci le facoltà dell'anima pienamente [3536]libere di attendere a quello che fa bisogno contra il pericolo, senza che alla cura che si dee porre in combatterlo, si mesca neppure il menomo turbamento per la dubbiosa aspettativa del successo. E le operazioni esteriori debbono esser così riposatamente fatte come quelle che si fanno a qualunque altro fine. E in esse operazioni una certa avventatezza, un ardir temerario, un affrontare il pericolo più che non bisogna, un prenderne maggior parte che non è duopo, un accrescere irragionevolmente esso pericolo, un gittarsi via fuor di proposito e simili azioni, che paiono segni ed effetti di sommo coraggio, sono assai sovente tutto l'opposto, cioè segni ed effetti del timore, come quell'allegria di cui s'è parlato di sopra.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555