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      Perocchè, lasciando l'altre circostanze, essa è nutrita dalla solitudine, dal silenzio, dalla monotonia della vita; e la meridionale dalle bellezze e dalla vitalità ed attività della natura; e le opere di quella nascono tra le pareti di una camera scaldata da stufe; le opere di questa nascono, per così dire, sotto un cielo azzurro e dorato, in [3682]campagne verdi e ridenti, in un'aria riscaldata e vivificata dal sole.
      (13. Ott. 1823.)
     
      Alla p.3637. Anzi l'amore che noi portiamo al cibo e simili cose che o ci servono o ci dilettano, si potrebbe piuttosto chiamare odio, perocch'esso, mirando solamente al nostro proprio bene, ci porta a distruggere, in vista di esso bene, o a consumare in qualunque modo e logorare e disfare coll'uso, l'oggetto amato; o ad esser disposti a disfarlo o pregiudicarlo se, e quanto, e come il nostro bene, e l'uso che perciò abbiamo a farne, lo richiedesse. Quale è l'odio che il Lupo porta all'agnello, e il falcone alla starna, i quali veramente non odiano nè la starna nè l'agnello, anzi, secondo che noi sogliamo discorrere dell'altre cose, si dovrebbe dire ch'essi gli amassero. Ma perciocchè questo amore li porta a ucciderli e distruggerli per loro proprio bene, perciò noi lo chiamiamo odio e inimicizia. (V. Speroni DialogoVen. 1596. p.87-8.) Or tale nè più nè meno si è l'amore degli uomini primitivi verso le femmine, se non quanto il piacere ch'essi ne bramano e ricercano non richiede la distruzione di quelle. Ma [3683]s'e' la richiedesse, l'amor delle donne porterebbe i primitivi a distruggerle, tanto è lungi ch'e' ne gli ritenesse.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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