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      Come vivo rispetto a vivesco, hio rispetto ad hisco, ed altri tali non pochi. Così augesco rispetto ad augeo neutro (v. Forcellini in Augeo sulla fine). Così scisco da scio, è propriamente [3690]divenire sciens, cioè quasi imparare, intendere, conscius, certior fieri, divenire, esser fatto consapevole, e quel che i latini dicono discere, il qual verbo (che manca del supino) spetta pure a questa categoria. E poichè i perfetti e supini di tali verbi (se e' gli hanno) non sono regolari, io credo che ciò sia perchè questi non son loro, ma di altri verbi originali, ne' quali essi sarebbero regolari, e stimo che tale irregolarità e tali perfetti e supini, convenienti ad altri verbi, e sconvenienti (per analogia grammaticale) a quei verbi a cui ora appartengono, dinotino altri verbi originali perduti. Massime che si trovano vestigi de' supini ec. regolari di detti verbi ch'ora esistono, come noscitare, nasciturus, che mostrano i regolari supini di nascor e nosco, cioè noscitus e nascitus; i quali non è verisimile che sieno stati contratti essi medesimi in natus e notus, e che sieno grammaticalmente tutt'uno con questi.159 Il difettivo novi novisti, usato in senso presente ec. (ond'e' non si può considerare per parte di nosco, come fanno i grammatici) è, secondo me, un avanzo e un segno [3691]evidente di no verbo perduto, che nel perfetto fece novi, e nel supino notum (come po fece potum che ancor resta, onde potare: resta anche potus participio. ec.), voci poi trasportate al suo derivato nosco, che grammaticalmente è in verità difettivo, non men di novi isti con cui egli è supplito, facendo d'ambo un solo.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





Augeo