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      E quelle in avi, evi, ivi, secondo me, non furon proprie che della scrittura, o certo del linguaggio illustre, o di esso principalmente, e nulla o poco le adottò il plebeo, perocch'esso conservò le primitive ai, ei, ii, come lo dimostra l'italiano (e anche il franc. [3707]aimai, onde lo spagn. amè, come ho detto nella mia teoria de' continuativi). Tornando a proposito la desinenza in vi, fuori de' detti casi, anomalie ec. non è propria punto, anzi impropria, de' perfetti della terza, se non per puro accidente, come in solvi, volvi e simili. Ne' quali casi il v non è di tal desinenza, nè del perfetto, nè dell'inflessione ordinaria de' verbi della 3a. nel perfetto ec. ma del tema (solvo, volvo), ed è lettera radicale di tutto il verbo ec. Trovansi però molti verbi della 3a che (per anomalia) fanno il perfetto in ui (come il più di quelli della seconda): e questi sono in molto maggior numero che quelli della 3a che facciano il perfetto in vi (siccome anche nella 2.a oggi son più quelli in ui che quelli in vi). Per esempio l'altro sero (diverso dal sopraddetto a p.3705.) che ha il supino sertum, nel perfetto fa serui, e così i suoi composti. Così colo is ui. Ed altri molti. Ma questa desinenza è pure affatto impropria della
      3. e vi è sempre anomala, come quella in vi o in evi ec. che originalmente son tutt'una con quella in ui.
      Del resto dalle soprascritte osservazioni si potrebbe conchiudere che i veri e regolari e primitivi supini delle 4. coniugazione son questi: 1a atum, 2.a. etum, 3a itum170, 4a itum.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555