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      E talora gli uni fanno male ad alcun degli altri, o tutti ad un solo o a pochi, per lo solo oggetto del ben comune o del ben dei più, come quando le api puniscono le pigre. Nol fanno già esse per il bene di un solo. Nè chi 'l fa, lo fa pel solo ben suo, anzi pel bene ancora di chi è punito. Ed anche questo far male ad alcuno è un cospirare al ben comune. Ma nelle società umane quello non si trovò mai, questo sempre. Leggi, pene, premi, costumi, opinioni, religioni, dogmi, insegnamenti, coltura, esortazioni, minacce, promesse, speranze e timori di un'altra vita, niente ha potuto far mai, niente è nè sarà bastante di fare, che l'individuo di qualsivoglia società umana, conformata come si voglia, non dico giovi altrui, ma si astenga dall'abusarsi, o vogliamo dire dal servirsi di qualunque vantaggio egli abbia sugli altri, per far bene a se col male altrui, dal cercare di aver più degli altri, di soverchiare, di volgere in somma quanto è possibile, tutta la società al suo solo utile o piacere, il che non può avvenire senza disutile e dispiacere degli altri individui. Infinite e diversissime furono [3776]e sono le forme dei costumi, delle opinioni, delle istituzioni, de' governi, le varietà delle leggi ec. infinite e diversissime quelle che i filosofi ec. in tutti i secoli e nazioni civili hanno immaginato ed immaginano e che non sono mai state poste in effetto, ma in ciascuna di queste forme è sempre avvenuto, o certo sempre avverrebbe il medesimo. Quali mezzi, quali artifizi non si sono immaginati o impiegati per impedirlo? che studio, che dottrina, che esperienza, che fatica, che forza d'ingegno si è risparmiata per ottener questo effetto? quanti geni sommi non vi si sono applicati? ma tutto è stato pienissimamente indarno; e chiunque abbia fior di giudizio dee senza difficoltà convenire, che tutto lo sarà sempre ugualmente, qualunque affatto nuova e strana circostanza si possa mai offrire, e qualunque novissima arte e via ritrovare.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555