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      Perocchè l'individuo di una società stretta, coi soli suoi simili ha stretto e quotidiano commercio ed affare. Or l'odio verso altrui non si può sviluppare nè porre in atto se non quando si abbia o si abbia avuto affare coll'oggetto odioso. E tanto più si sviluppa ed opera quanto questo affare è o è stato maggiore, e più frequente, più lungo, più continuo. E in conformità di questi evidenti principii, veggiamo infatti che mentre l'individuo umano da principio odiava assai più sì in potenza sì in atto gli altri viventi, [3787]massime gli a lui dannosi ec. ora in atto odia senza alcun paragone più i suoi simili che gli altri viventi qualunque, anche gli a lui più micidiali, perchè da questi è lontano, o poco affar ci può avere, e niun commercio di spirito; a quelli è sempre presente, e sempre ha affar seco loro, e commercio continuo e grandissimo, sì di corpo, sì, che è molto più, di spirito. Per le quali cose è veramente un zucchero l'odio che oggidì l'uomo porta a qualsivoglia più misantropo animale rispetto a quello ch'ei porta a' suoi simili, e ciascun vede quanto sarebbe ridicolo il farne paragone. Sicchè l'odio verso gli altri, qualità come naturale, così distruttiva della vera società, non solo in una società stretta non si scema nulla rispetto ai suoi simili da quel ch'egli era in natura, ma anzi, se non in potenza, certo in atto s'accresce a mille doppi, anzi pure svolgendosi da tutti gli altri viventi, si raccoglie tutto, si termina e si rivolge ne' soli suoi simili.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555