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      Perocchè siccome queste, così quelle (e talor più delle seconde, che siccome erano, così conservano talvolta del barbaro della loro origine o dell'incolto di que' tempi che le usarono ec.) hanno sempre (quando sieno convenientemente scelte, ed atte alle lingue ove si vogliono introdurre) del proprio e del nazionale, quando anche non sieno mai per l'addietro state parlate nè scritte in quella tal lingua. E ciò è ben naturale, perocch'esse son proprie di una lingua da cui le nostre sono nate ed uscite, e del cui sangue e delle cui ossa queste sono formate. Onde queste tali voci ec. spettano in certo modo all'antichità delle nostre lingue, e riescono in queste quasi come lor proprie voci antiche. Sicchè non è senza ragione verissima, se biasimando l'uso o introduzione di voci ec. tolte dall'altre lingue, sieno antiche sieno moderne, (eccetto le voci ec. già naturalizzate) lodiamo quella delle voci ec. latine. Perocchè quelle a differenza di queste, sono come di sangue, così di aspetto e di effetto straniero, e diverso [3867]da quello delle altre nostre voci, e delle nostre lingue in genere, e del loro carattere ec. La novità tolta prudentemente dal latino, benchè novità assolutissima in fatto, è per le nostre lingue piuttosto restituzione dell'antichità che novità, piuttosto peregrino che nuovo; e veramente (anche quando non sia troppo prudente nè lodevole) ha più dell'arcaismo che del neologismo. Al contrario dell'altre novità, e degli altri stranierismi ec. E per queste ragioni, oltre l'altre, è ancor ragionevole e consentaneo che la lingua francese sia, com'è, infinitamente men disposta ad arricchirsi di novità tolta dal latino, che nol son le lingue sorelle.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555