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      Chi non le avesse udite da testimonii irrecusabili, o vedute cogli occhi propri o ascoltate co' propri orecchi, neppur le avrebbe immaginate, nè figuratasene la possibilità, la capacità, l'attitudine fisica in quella specie di animali, come p.e. elefanti, cani, orsi, gatti, topi (cosa vera) ec. ec., anche ferocissime, e apparentemente le più incapaci di disciplina e di mutar costumi ec. e di mansuefarsi e obbedire agli uomini ec. Or chi dirà che tali abilità le quali accrescono le facoltà di quelli animali ec. fossero per ciò destinate dalla natura o generale, o loro particolare ec. giovino alla loro felicità ec. e che le loro rispettive specie sarebbero più perfette o meno imperfette, se tali abilità fossero in esse più comuni, o universali ec.? E senz'andar troppo lontano, quante proprietà abilità ec. lontanissime dalla sua primitiva condizione, non acquistano tuttodì sotto i nostri occhi, e tuttodì esercitano, i cavalli da tiro, da maneggio ec. proprietà ed abilità che non ci fanno più meraviglia alcuna, a causa dell'abitudine e frequenza, e che l'arte d'insegnar loro siffatte cose è comunissima e presentemente e da lungo tempo, facile; ma nè questa nè quelle sono perciò men degne di maraviglia. [3975]Or con tutto questo, e con tutto che il numero degl'individui così ammaestrati sia tanto, e così continuo e successivo ec. chi dirà che ec. come sopra? se non chi stima che tutto il mondo, e in questo la specie de' cavalli, sia fatta di natura sua per servizio dell'uomo, e tenda a questo come a suo fine, e non abbia la sua perfezione fuor di questo, onde sia destinata e disposta naturalmente all'acquisto di quelle facoltà e qualità che si richiedono o convengono e giovano a tal servizio, di modo che un cavallo non sia perfettamente cavallo se e fino ch'ei non sa portare un uomo sul suo dosso, e obbedire a' suoi segni e prevenirli e indovinarli ec. ec. e far tutto questo perfettamente.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555