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      1687. t.1. p.728.
      (30. Apr. 1824.)
     
      Al detto altrove circa il nostro uso italiano di adoperare pleonasticamente e per idiotismo e grazia di lingua il pronome si, mi, ti, dativo, uso che abbiamo pur trovato nell'antico e familiare latino, aggiungi che noi italiani adoperiamo detto pronome in molti verbi neutri, o attivi, che quando sono congiunti con esso, mal si chiamano da' grammatici e vocabolaristi, neutri passivi, come dimenticare che anche si dice dimenticarsi col genitivo o accusativo o col che ec., immaginare che anche si dice immaginarsi coll'accusat. o col che ec. Questi verbi col si che sono moltissimi, non sono punto neutri passivi, [4084]perchè il si in essi non è accusativo, e però non indica passione nè transizione dell'azione nel suggetto stesso che la fa, ma è dativo e assolutamente ridondante per grazia di lingua, come in lat. il sibi, onde essi verbi col si, restano quali sono senza di esso, neutri assoluti o attivi, e non sono neutri passivi più di quello che sia neutro passivo andarsi o andarsene, starsi o starsene e simili. E però quando i detti verbi sieno attivi, accoppiati col si, non debbono, p.e. nel più che perfetto, fare io me l'era immaginato, come è regola de' neutri e de' neutri passivi, ma io me lo aveva immaginato, io me lo aveva dimenticato, perchè quivi il verbo è tanto attivo quanto se senza il pronome si, mi, ti, che nulla altera e nulla vale in questi casi, si dicesse io l'aveva dimenticato ec. E così in fatti scrivono i buoni scrittori, cioè io me lo aveva immaginato ec. e così si dee scrivere, nè più nè meno che in quei verbi attivi in cui il pronome si, ti, mi ha vero significato, come p.e. io mi avea fabbricata una casa, cioè avea fabbricata una casa a me.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555