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      Tale e da simil cagione è la nostra inquietudine nella vita, naturale e giusta scontentezza d'ogni stato; cure, studi ec. di mille generi per accomodarci e mitigare un poco questo letto; speranza di felicità o almen di riposo, e morte che previen l'effetto della speranza.
      (25. Giugno. 1824.)
     
      ??? ??????? - intanto, del che altrove. Luciano opp. 1687. t.2. p.48. principio, 51. dopo il mezzo. 64.
      (25. Giugno. 1824.)
     
      Plus le lien général s'étend, plus tous les liens particuliers se relâchent. On paroît tenir à tout le monde, et l'on ne tient à personne. Ainsi la fausseté s'augmente. Moins on sent, plus il faut paroître sentir. Thomas, loc. cit. qui dietro, p.448. Questo ch'ei dice dei legami di società sostituiti a quei di famiglia, di ristrette amicizie ec. ben puossi applicare all'amore universale sostituito al patrio al domestico ec.
      (27. Giugno. Domenica. 1824.)
     
      Callado per tacente, come tacitus da taceo-itum, del [4105]che altrove. Cervantes Novelas exemplares, Milan 1615. p.431.
      (27. Giugno. 1824.)
     
      Dilettare-dileticare coi derivati ec. frequentativo o diminutivo alla latina, e può anche aggiungersi agli esempi delle forme frequentative italiane di verbi, da me altrove raccolte.267 Avvertasi però che ha un significato diverso da dilettare, e forse è corruzione di solleticare, e così diletico, che altrimenti sarà un diminutivo o frequentativo di diletto.
      (29. Giugno. Festa di S. Pietro. giorno mio natalizio. 1824.)
     
      L'infelicità abituale, ed anche il solo essere abitualmente privo di piaceri e di cose che lusinghino l'amor proprio, estingue a lungo andare nell'anima la più squisita ogn'immaginazione, ogni virtù di sentimento, ogni vita ed attività e forza, e quasi ogni facoltà. La cagione è che una tale anima, dopo quella prima inutile disperazione, e contrasto feroce o doloroso colla necessità, finalmente riducendosi in istato tranquillo, non ha altro espediente per vivere, nè altro produce in lui la natura stessa ed il tempo, che un abito di tener continuamente represso e prostrato l'amor proprio, perchè l'infelicità offenda meno e sia tollerabile e compatibile colla calma.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555

   





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