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      Paragonandomi a loro, io m'avviliva nel mio animo, mi pareva impossibile di arrivarvi, mi credeva un nulla appetto a loro. Ciò avveniva non già perchè la somma del mio sapere e del mio spirito non mi [4297]paresse bastante ad uguagliar quella che tali persone mettevano fuori e spendevano attualmente meco: se io avessi creduto che la loro ricchezza non si stendesse più là, essa mi sarebbe paruta ben piccola cosa, anche a lato alla mia; ma io credeva che quello non fosse che un saggio del capitale, un argent de poche, corrispondente ad una ricchezza proporzionata. Ne' miei pochi viaggi, spesso ho avuto di tali mortificazioni, specialmente con letterati stranieri. Ma poi qualche volta ha voluto il caso che io m'abbattessi a sentire qualche colloquio di alcuna di tali persone con altre a cui esse erano parimente nuove. Ed ho notato che esse ripetevano puntualmente, o appresso a poco, gli stessi pensieri, motti, aneddoti, novelle, che avevano dette ed usate meco. ec. L'effetto in quegli uditori era lo stesso che era stato in me. Ammirazione, interesse, entusiasmo. Che vastità di sapere, che notizia d'uomini e d'affari, che profondità, che erudizione immensa, che fecondità e vivacità di spirito!
      Da queste osservazioni si possono cavar parecchie riflessioni utili, ma fra l'altre, due ben diverse, ed utili a due ben diversi generi di persone. La prima: che i viaggiatori, per quanto sieno intendenti e di buona fede, debbono restar facilmente ingannati nel giudicar dello spirito, ingegno, erudizione e dottrina delle persone che vedono.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Seconda
di Giacomo Leopardi
pagine 1555